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Caos Imu: si paga il supplemento, anzi no. Corsa ai fondi

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Agenzia delle Entrate


Caos Imu: la cancellazione della seconda rata, ratificata con decreto dal Consiglio dei ministri del 27 novembre, non significa la sua abolizione tout court e, danno e beffa, apre le porte al rischio di un rincaro selvaggio per tutti quei cittadini che rientrano nel novero di quanti si ritrovano a dover ancora corrispondere l’Imposta municipale unica.

Il nodo è rappresentato dalla norma che permette ai Comuni di far pagare la parte di imposta eccedente l’aliquota ordinaria del 4 mille stabilita dalle singole amministrazioni locali nel 2012 e 2013. I proprietari di prima casa, dunque, entro il 16 gennaio hanno (ancora) l’obbligo di versare il 40% di detta maggiorazione, laddove è stata applicata. Una cifra che se di per sè dovrebbe essere “contenuta, massimo lo 0,80 per mille di quanto è stato pagato nel 2012, mediamente tra 20 e 40 euro“, ha spiegato il sottosegretario al Tesoro Pd, Pierpaolo Baretta, aggiungendo contestualmente che, “in ogni caso, è bene lavorare perché non siano i cittadini a pagarli“, alla prova dei fatti potrebbe diventare molto più gravosa.

Il decreto Imu 2013, infatti, ha fissato il 30 novembre il termine ultimo per i Comuni per modificare le aliquote e il 9 dicembre per pubblicarle,  con la conseguenza – paventata da Unimpresa – che si assista a una serie di rincari selvaggi: “I bilanci delle amministrazioni locali sono al collasso e l’opportunità offerta dal Governo col decreto approvato mercoledì consente di fare cassa rapidamente“.

Unica via di fuga sarebbe la cancellazione da parte del governo anche della mini-Imu 2014, ma oltre a un braccio di ferro tra il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e i sindaci, in particolare quelli dell’area renziana, c’è l’oggettiva mancanza di fondi per coprire i 200 milioni di euro di gettito attesi. Tuttavia addetti ai lavori ed esecutivo sono freneticamente all’opera per trovare una soluzione. Un’ipotesi sul piatto è quella di fare pagare la rata del 16 gennaio e poi restituirla, anche se sembra decisamente poco attuabile: in caso di deficit, infatti, molto difficilmente (per non dire affatto) il Fisco restituirebbe l’incassato.

L’ultima alternativa ipotizzabile, che prende piede di ora in ora, è quella di un nuovo ritocco verso l’alto degli acconti fiscali: aumentati e incassati quelli di imposte come Ires e Irap, l’indiziato numero uno è quello dell’Iva, pari all’88% e da versare il 27 dicembre. Se così fosse, potrebbe poi essere compensato nel 2014 con l’aumento delle accise regionali, ma si tratterebbe dell’ennesima beffa per i cittadini, che si troverebbero così a pagare nuove tasse invece di una sola.


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